WORKSHOP 2018

All’interno del Camplus Lingotto di Torino, collegio universitario di merito della Fondazione CEUR, durante quattro giorni di workshop, dal 15 al 19 marzo, circa 50 studenti universitari provenienti da tutta Italia (delle discipline Design, Architettura, Psicologia, Antropologia, Scienze dell’educazione e affini), insieme a 15 utenti seguiti dai servizi di salute mentale, e 6 infermieri dell’ASL TO5, hanno lavorato sul progetto dell’abitare per la fragilità. Seguendo un approccio multidisciplinare e inclusivo, e partendo dai bisogni della residenzialità psichiatrica, sei team di progettazione, guidati da altrettanti designer professionisti hanno progettato sei “tavoli”, esplorando il tema da più punti vista, da un lato ponendo attenzione all’oggetto e alle sue caratteristiche più immediate (forma, struttura e funzione), dall’altra parte soffermandosi sugli aspetti simbolici e relazionali focalizzandosi sull’idea di luogo più che di oggetto (il tavolo come strumento di incontro, ascolto, relazione, come rito quotidiano, come spazio di condi- visione). I designer che hanno collaborato alla quarta edizione di MinD sono: Lorenza Branzi (designer e fondatrice del brand Do-knit), Marco Marzini (designer, www.marcomarzinistudio.wordpress.com); Marco Stefanelli (designer, www.marcostefanelli. it); Alberto Ghirardello (product designer, www.albertoghirardello.com); Sebastiano Ercoli (designer, www.ilvespaio.eu); Walter Visentin (artista e designer www.waltervisentin.com).


Il workshop MinD è realizzato grazie alla collaborazione con Università degli Studi di Torino, Istituto d’Arte Applicata e Design di Torino IAAD, Politecnico di Torino, NABA Nuova Accademia di Belle Arti, Domus Academy, con la collaborazione di Il Bandolo, il patrocinio dell’ASL TO5 del Piemonte e della Camera di Commercio di Torino, e con il contributo della Compagnia di San Paolo.

Esiti del workshop

DINAMICA

Project Leader:

Lorenza Branzi

Team:

Daniela, Marco, Riccardo Bergia, Vittoria Bosso, Chiara Campolmi, Benedetta Dalla Costa, Sara Facchinetti, Salvatore Mattera, Andrea Rovetta, Alessia Teneggi

Sesto piano è una struttura in legno composta da sei piani sospesi che sfrutta lo scorrimento verticale per creare ambientazioni sempre nuove all’interno di una stanza.

L’esigenza di rispondere ai molteplici bisogni dei fruitori e di ottimizzare lo spazio, si traduce in una soluzione versatile e dinamica, che cambia da tavolo a living pur sempre mantenendo la sua funzione di ritrovo e confronto collettivo. La possibilità per l’utente di modifi-care l’altezza dei piani permette di plasmare la struttura e lo spazio comune in chiave personale.

All’interno del piano principale vi sono sei parti asportabili, utilizzabili come vassoi o piani d’appoggio alternativi. Questi, una volta sottratti alla superficie del piano lasciano un segno grafico che dichiara la propria assenza come simbolo di indipendenza.

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PROSSEMICA

Project Leader:

Sebastiano Ercoli

Team:

Riccardo, Rosalba, Edoardo Ferrari, Ludovica Caliendo, Dario Galleana, Sofia Bosio, Barbara Viganò, Francesca Mongiò, Patrizia Borghesan, Martina Troppino

INCONTRO

Il tavolo è molto più di quello cui siamo abituati a pensare, è uno spazio carico di significati per le persone che lo usano e lo rendono vivo. La relazione diventa progetto.

Angoli e arrotondamenti invitano alla convivialità e alla comunicazione. Il piano apre nuove zone d’incontro, conciliando le forme tradizionali del tavolo: quadrato e cerchio. Gli angoli retti predispongono alla comunicazione mentre la curva stimola il coinvolgimento. Lo spazio cambia secondo le esigenze della persona e del suo stato d’animo; con un sistema di scorrimento, il tavolo forma due penisole, creando un luogo unico per più spazi: comuni e personali.

Il calore delle tracce in rovere innesca le relazioni fra le persone. Le gambe, della stessa essenza, supportano i piani nel movimento e li tengono uniti.

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MODULARITÀ

Project Leader:

Alberto Ghirardello

Team:

Stefano, Alice Canta, Roberta Di Cosmo, Graziano Martino, Dalila Petrotto, Alison Cipriano, Elena, Sara Cavallera, Veronica Carta, Luisa Carnevale Baraglia, Filippo Maria Dazzi

VENTAGLIO

Da oggetto per il pasto a nuovo centro di vita sociale attiva e partecipata. Ventaglio è una composizione di cinque parti accostate: due tavolini quadrati, due tavoli con due lati stondati e una cassettiera contenitore su ruote dall’apertura a ventaglio.

Questi elementi a composizione completa delineano un tavolo quadrato di 2 x 2 m consente di ottenere numerosissime conformazioni diverse: una disposizione per ogni tipo di attività, dal gioco alle riunioni, alla preparazione della cena assieme alla seduta di gruppo con un operatore. Il sistema modulare non si scontra con quella di condivi-sione, anzi, ne arricchisce il significato: l’atto di “ricucire”

il singolo tavolino al modulo centrale, è un gesto che esplicita la propria volontà di fare gruppo, una scelta ragionata non imposta, un gesto di emancipazione dalla solitudine.

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EMPATIA

Project Leader:

Marco Marzini (Marco Marzini Design Studio)

Team:

Anna, Roberto, Alessia Calvagno, Emanuela Meloni, Federico Soressi, Giacomo Conti, Giulia Demara, Maria Nobile, Maria Cristina Tota, Virginia Vignale

CONTATTO

Il tavolo non è solo un supporto orizzontale su cui svolgere diverse attività, ma anche un luogo in cui fermarsi, riflettere, appoggiarsi. Il tavolo diventa così un’opportunità per far vivere alla persona un momento di fragilità in uno spazio libero, ma è anche un’occasione per entrare in contatto con un'altra persona, per essere confortati, per non essere soli: un tavolo inclusivo.

Con.Tatto è un oggetto simbolico e intuitivo: un cuscino sferico da incastrare a qualsiasi tipo di tavolo, trasformandolo in un nuovo luogo di relazione empatica, in un luogo d’incontro dove la persona si abbandona al gesto dell’abbraccio e accoglie il conforto degli altri. L’obiettivo è di facilitare così la trasformazione di disagio nel pianto liberatorio, simbolo di rinascita e nuovo inizio.

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MEMORIA

Project Leader:

Marco Stefanelli

Team:

Anna Claudia, Marco, Ludovica Balagna, Khady Amalia Niang, Lorenzo Cancilleri, Cansu Goksu, Enza Brunero, Maria Moffa, Virginia Vanocchi

CONFLUO

La figura curva e morbida, magari il cerchio, annulla le gerarchie e definisce la forma dello stare insieme. Lo spigolo divide e limita la possibilità di accogliere, di condividere.

E allora niente spigoli, ma una forma morbida, come il cerchio, come le gocce d’acqua. Le molecole dell’acqua si attraggono, si fondono, fino a definire una forma. Le persone, come gocce d’acqua si fondono. Si avvicinano o uniscono per condividere la stessa attività.

Il tavolo come elemento quotidiano che stimola i ricordi e riaccende la memoria, di un volto, delle mani, di un profumo, di una musica. Da qui l’idea di riprodurre la multisensorialitá. Usare il legno caldo e spesso come base sicura, le ceramiche, l’alluminio, la memoria di tutto cio’ che è cucina.

Le texture della natura, applicate sulle ceramiche, così come le spezie e le erbe aromatiche, partecipano all’esperienza multisensoriale, ricreando sensa-zioni del passato.

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RIPARARE

Project Leader:

Walter Visentin

Team:

Anna Rosa, Massimo, Monica, Alessandro Marengo, Alice Polla, Valentina Scollo, Matteo Bresaola, Alessandra Rizzo, Martina Petiti, Alberto Ferraris, Erika Baffico

TAVOLANDO

Progettare per la fragilità significa soprattutto scavare in profondità, una profondità di tipo psicologico ma anche di esplorazione degli spazi e della materia. In tal senso viene data nuova vita ad una serie di componenti di scarto attraverso un’operazione di riuso creativo.

La molticiplitá dei materiali si lega direttamente al concept: il tavolo come rappresentazione delle diverse anime del progetto. La fruizione di Tavolando si sviluppa quindi su più livelli dove pochi elementi, vincolati ad un corpo centrale, ma liberi di muoversi, rappresentano l’approccio dell’individuo nei confronti della collettività.

Un approccio mutevole, imprevedibile e necessariamente dinamico. Partendo dal concetto di individuo avente un suo centro ed una sua dimensione, si sviluppa l’idea di cerchio indeciso ed imperfetto, in quanto nessuno di noi è canonicamente perfetto e a suo agio all’interno degli spazi comuni.

Deformare il cerchio apre a numerose possibilità di configurazione al fine di stimolare l’inclusione, lasciando libertà al singolo di scegliere dove collocarsi in base alle sue esigenze emotive.


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